domenica 23 agosto 2009

STORIA DEL PENSIERO SOCIOLOGICO - 1

P. ROSSI, La sociologia nella seconda metà dell'Ottocento: dall'impiego di schemi storico-evolutivi alla formulazione di modelli analitici
Sintesi di Serafin Marilisa
Evoluzionismo: Sviluppatosi soprattutto in ambiente inglese nella seconda metà del secolo, contemporaneamente alla diffusione del darwinismo anche in campo sociale. E' stato importante come tramite e come canale di diffusione di teorie sociologiche. L'unica opera classica della sociologia ottocentesca nella qule sia presente l'influenza dell'evoluzionismo è The Principles of Sociology di Herbert Spencer.
Per schemi storico-evolutivi s'intende qualcosa di differente: un complesso di schemi in base ai quali ci si è proposti di individuare i tipi successivi di società. Il ricorso a questi schemi caratterizza non soltanto la sociologia positivistica, ma anche l'analisi formulata da Marx ed Engels. Entrambi questi orientamenti sono sorti nell'età della Restaurazione, e quindi nella prima metà del secolo.
La sociologia positivistica si è proposta di individuare le caratteristiche che la rendono irriducibile alle società del passato ed eterogenea rispetto ad esse: essa ha considerato il processo di industrializzazione come un movimento di «organizzazione» dal quale è nato il nuovo sistema sociale - un sistema al tmpo stesso «positivo», sotto il profilo del potere spirituale, «industriale», sotto quello del potere temporale - e la rivoluzione francese come il momento conclusivo in un concomitante processo di «disorganizzazione» che ha messo in crisi l'antico sistema, cioè il sistema teologico e feudale.
Negli scritti di Marx ed Engels (soprattutto in Deutsche Ideologie e nel Capitale) non è più il processo di industrializzazione, bensì il sorgere del capitalismo e di un'organizzazione sociale su base capitalistica, l'elemento peculiare della nuova struttura.
A questa diversa concezione della società moderna e della storia fa riscontro l'importanza assegnata al «consenso» e al «conflitto».
Comte: «consenso». E' il concetto-chiave della statica-sociale, cioè della dottrina sociologica dell'ordine. Ma è pure la condizione di esistenza di una qualsiasi organizzazione rispondente al modello di società organica. Nel sistema positivo e industriale l'autorità si poggia sull'intrinseca validità del sapere scientifico. per il suo carattere morle, questa non comporta coercizione, ma esige e promuove il consenso.
Marx: «conflitto». Soltanto la scomparsa delle classi può eliminare il conflitto di classe, e con esso anche l'alienazione. L'elemento che distingue il modo di produzione capitalistico rispetto ai precedenti è soltanto la creazione di un «mercato mondiale» che darà alla rivoluzione proletaria u carattere universale, assente nelle altre rivoluzioni che si sono fino ad oggi succedute nella storia.
Elemento comune: la pretesa di costruire una scienza globale della società.
Critica all'impostazione delle altre scienze:
(Presupposti: la sociologia come unica scienza possibile della società, che comprende sia l scienza politica che l'economia politica).
Saint-Simon: la società considerata come un tutto. Da questa concezione della società deriva il carattere onnicomprensivo della scienza che deve studiarla, e alla quale sono da ricondurre «l'economia politica, la legislazione, la morale pubblica»; la stessa politica, considerata «come una scienza che ha il fine di procurare la maggiore felicità possibile alla specie umana», rientra rientra in quella parte della fisiologia generale che studia il «corpo sociale», la vita della specie umana (analogia tra corpo individuale e corpo sociale).
Comte: viene respinto il parallelismo individuo-società. La società è un complesso unitario che abbraccia un sistema di credenze, un sistema produttivo e un'organoizzazione politica. Essa è un «sistema» le cui parti sono reciprocamente correlate o «solidali» in maniera che risulta impossibile studiarne una isolata o anche solo distinta dalle altre. La «fisica sociale» di Comte s'identifica quindi con la scienza politica, in quanto la forma di governo dipende dalla struttura sociale complessiva.
Marx: A un risultato non dissimile conduce, nonostante la differenza d'impostazione, la critica di Marx all'economia politica: l'economia politica trasforma indebitamente in leggi naturali quelle che sono soltanto leggi di uno specifico modo di produzione, proprio in quanto concepisce la società capitalistica come la struttura sociale più evoluta, e non «superabile».
La critica dell'economia politica comporta quindi l'eliminazione della pretesa di isolarne l'oggetto rispetto alle altre componenti della società. Non c'è posto per un'economia politica distinta dalle altre scienze sociali, c'è posto soltanto per un'analisi economico-sociologica nella quale lo studio della «struttura» si accompagna a quello della «sovrastruttura». Il Capitale non è infatti un'opera di economia politica. La diversità risiede proprio nel tentativo di porre le basi di una scienza globale della società.
=> La sociologia positivistica e l'analisi economico-sociologica marxiana subordinano entrambe lo studio dell'organizzazione politica a quello del sistema sociale considerato nella sua unità; tale subordinazione comporta anche la risoluzione senza residuo della scienza politica nella scienza della società.
Differenze:
Per Saint-Simon e per Comte l''organizzazione sociale fondata sul lavoro industriale costituisce la premessa della forma definitiva di governo, cioè di una sociocrazia fondata sull'alleanza e sulla «solidarietà» tra i rappresentanti del sapere positivo e le classi produttive.
Per Marx lo stato e le sue articolazioni rientrano nella sfera della sovrastruttura e sono quindi determinati dalla dialettica trale forze produttive e i rapporti di produzione. Lo stato in quanto tale è destinato a scomparire nella futura società senza classi: la scienza della società comprende quindi una teoria dell'estinzione dello stato.

La svolta della sociologia negli ultimi decenni dell'Ottocento si compirà appunto mettendo in discussione questi presupposti, e lasciando quindi cadere la concezione stessa di una scienza globale della società.
Questa svolta ha luogo attraverso due fenomeni
1- il venir meno dell'originario rapporto tra lo studio della scietà e una concezione generale della storia.
2- la caduta della pretesa di ricondurre a unità la conoscenza dei diversi aspetti e settori della vita sociale.
Questo vale perfino Spencer, che pure riprende la contrapposizione comtiana tra l'antico e il nuovo sistem sociale.
Anch'egli infatti accoglie l'antitesi - formulata da Saint Simon e accolta da Comte - tra due scopi sui quali può fondarsil'organizzazione sociale, loscopo della conquista e quellodellaproduzione, ma nello stesso tempo concepisce le società industriali come due tipi successivi nell'ambito non tanto del processo storico, quanto dell'evoluzione super-organica, riducendoli così a una differenza biologica. Società militari = società semplici; società industriali = società complesse; in questo quadro però Spencer abbandona la tesi del carattere definitivo della società industriale, per prospettare l'avvento di un terzo tipo di organizzazione sociale, le società doppiamente composte, nelle quali anche il sistema distributivo è destinato ad acquistare la sua autonomia e a subordinare a sè e agli altri due, rovesciando il rapporto tra lavoro e vita a favore del soddisfacmento dei bisogni individuali. Analogia biologica tra organismo e società.
Spencer accoglie così gli schemi storico-evolutivi elaborati dalla società positivistica, ma interpretandoli in chiave evoluzionistica.
Dopo il 1870 - una data significativa non soltanto per il mutamento degli equilibri politici europei, ma anche per l'assetto economico-sociale del continente - appare evidente che la società industriale non è in grado di risolvere gli antagonismi da essa stessa suscitati e anzi questa società è generatrice di conflitti in misura forse superiore a qualsiasi società del passato.
=> L'analisi della società industriale perde quella dimensione utopica (Comte e Saint-Simon) -> viene così a cadere il carattere «definitivo» con cui era stata qualificata -> La società industrile si colloca non più come puntoconclusivo, ma come termine medio dell'evoluzione sociale (Spencer)
Conseguenze:
Se neppure la società industriale è in grado di produrre un'«armonia» sociale, allora acquista una importanza centrale, non più il rapporto tra sistema produttivo e organizzazion politica, bensì il problema della «solidarietà» e delle sue varie forme.
Domande: In quale modo i legami costitutivi di questa società si differenziano da quelli propri delle società del passato? In che cosa la sua solidarietà è diversa?
La risposta poteva venire soltanto da un'analisi comparativa, ossia da un «confronto» tra tipi differenti di organizzazione sociale.
Tönnies (1987) "Gemeinshaft und Gesellschaft". Il titolo stesso ne dichiara esplicitamente l'intenzione: quella di distinguere tra due specie di associazione, rispettivamente «come vita reale e organica» e «come formazione ideale e meccanica», definita l'una con il termine «comunità» e l'altra con il termine «società».
Accanto ai teorici della scuola storica tedesca (Otto von Gierke), accanto a Hobbes e a Marx, un altro termine di riferimento appare centrale nella sociologia di Tönnies. Egli si rifà alla distinzione di Maine tra status e contratto, considerati come forme giuridiche storicamente sucessive. => Passaggio dalla comunità alla società. Graduale sostituzione delle fromazioni organiche, fondate sulla «volontà essenziale», da parte di formazioni meccaniche le quali traggono origine dall'incontro di volontà individuali hanno perciò un carattere artificiale o per lo meno arbitrario.
Durkheim: si rifà a Comte e specialmente a Spencer.
-Comte aveva sottolineato l'importanza della solidarietà sociale come aspetto o conseguenza del consenso consenso, e l'aveva collegata con il processo della divisione del lavoro. E in un passo citato da Durkheim egli aveva indicato nella cooperazione tra gli individui e tra le famiglie umane, nonchè nella distribuzione di compiti in cui essa si realizza, «la condizione più essenziale della vita sociale». Cooperazione, divisione del lavoro, solidarietà sociale sono cosìelementi dell'ordine, destinato a realizzarsi attraverso i perfezionamento della società industriale.
In Durkheim divisione del lavoro e solidarietà =>sono i termini fondamentali per determinare le condizioni di esistenza di una qualsiasi società. Rapporto tra divisione del lavoro, fenomeno universale, e la solidarietà sociale, attraverso la distinzione di due diversi tipi di solidarietà:
* solidarietà meccanica. Società ad organizzazione segmentaria (società costituite da una serie di segmenti tra loro uniformi, famiglia, clan, in cui l'individuo è socializzato, non ha un'individualità propria). Si ha quando la coscienza individuale coincide con quella collettiva. Diritto a sanzione repressiva (che tende a reprimere qualsiasi deviazione rispetto a qualsiasi comportamento autonomo).
* solidarietà organica. Distinzione di funzioni e quindi anche divisione del lavoro. Si ha quando l'individuo ha un proprio campo d'azione, e di conseguenza una personalità, una coscienza individuale, che rimane distinta dalla coscienza collettiva. Diritto a sanzione restitutiva (che si ripropone cioè di riparare la violazione di una norma ripristinando l'ordine violato => coincide con la sfera delle relazioni contrattuali).
=> Il prevalere di un diritto a sanzione restitutiva - prodotto dalla crescente differenziazione della società - è il segno di riconoscimento della solidarietà organica. Il passaggio dall'una all'altra forma di solidarietà è collegato con il progredire della divisione del lavoro ed è «funzione» di essa.
Durkheim si avvale ampiamente di un linguaggio spenceriano nel caratterizzare le due forme di solidarietà. Inoltre, nel passaggio dalla prima alla seconda, il parallelismo tra la sua impostazione e quella di Tönnies è evidente, pur nell'inversione di significato dei termini.
Differenze:
Tönnies = insiste sul processo di razionalizzazione della vita sociale (dissoluzione dei rapporti immediati).
Durkheim = sottolinea il processo di differenziazione interno alla società e l'acquisizione di autonomia dell'individuo.
Analogie:
Per entrambi, lo sviluppo della vita sociale mette a capo uno svincolamento dell'individuo dal gruppo.
Puntodi arrivo => diverso tipo di associazione, prodotto dall'iniziativa individuale in una diversa formadi solidarietà, che salvaguardal'indipendenza degli individui.
Forme storicamente successive di organizzazione sociale, di rapporti tra individuo e gruppo di appartenenza. Confronto tra impostazioni:
Mentre Saint-Simon, Comte e Spencer (sebbene in maniera diversa) elaborarono schemi di carattere tricotomico, mentre Marx pone in rilievo una successione di modi di produzione coincidenti con una diversa forma di proprietà, Maine (status e contratto), Tönnies (comunità e società) e Durkheim (solidarietà organica, solidarietà meccanica), formulano schemi dicotomici.
=> Ciò che la sociologia può fare è soltanto definire la direzione generale del processo storico, individuando le forme di organizzazione sociale e ponendo in luce le loro caratteristiche distintive.
Questopunto di vista non è giuridico e non è neppure economico. La sociologia tende così a costituirsi un suo campo di considerazione, o per lo meno ad adottare un punto di vista specifico, distinto da quello di altre scienze sociali.
Differenze: Mentre per Saint-Simon, Comte, Marx e Spencer, il processo di sostituzione è definitivo (sebbene in maniera diversa), per Tönnies e Durkheim è pur sempre limitato.
Il passaggio dalla comunità alla società non comporta la scomparsa delle formazioni organiche, ma soltanto una diminuzione della loro importanza nella vita sociale. Analogamente il passaggio dalla solidarietà meccanica a quella organica non segna la scomparsa della coscienza collettiva. Queste due forme storicamente successive di organizzazione sociale, sono anche modelli differenti e alternativi di associazione, e vengono a configurarsi come concetti-limite entro i quali ha luogo lo sviluppo della vita sociale (non li troveremo mai allo stato puro).
Tönnies si richiamerà addirittura alla concezione weberiana del tipo ideale per presentare comunità e società appunto come concetti tipico-ideali, e non come concetti storicamente determinati. Anche per Durkheim la distinzione tra solidarietà meccanica e solidarietà organica è una distinzione tra forme, le quali corrispondono a «due tipi sociali».
Dall'impiego di schemi storico-evolutivi alla formulazione di modelli analitici:
Negli ultimi decenni del secolo si compie perciò la caduta di quegli schemi storico-evolutivi che la sociologia aveva adottato fin verso gli anni '70. Le dicotomie di comunità e società, di solidarietà meccanica e solidarietà organica aprono un capitolo nuovo nella storia della sociologia. essa appare ormai impegnata in un compito più definito: formulare concetti astratti che devono servire all'analisi non più della struttura complessiva della società, ma del rapporto tra individuo e società, del tessuto connettivo che tiene insieme le diverse forme di organizzazione sociale.
=> La sociologia si avvia ad essere non più un'interpretazione globle della società moderna, ma una disciplina specifica a fianco di altre scienze sociali.
Ciò non vuol dire che la pretesa della sociologia di valere come scienza onnicomprensiva della società venga abbandonata di colpo. Vi è però una tendenza versomlo sforzo di definire un preciso status metodologico della sociologia, sforzo che s'intreccia con altri tre processi:
1-la costituzione della psicologia come scienza autonoma
2-la critica, di Menger e poi di Weber, alla pretesa di determinare leggi economiche di carattere evolutivo
3-dibattito sui fondamenti delle «scienze dello spirito» o delle «scienze della cultura» e sui loro rapporti con la conoscenza scientifica della natura.
Comte aveva preteso di fare della sociologia la scienza globale non soltanto della società ma dell'uomo in quanto tale. Aveva escluso dunque che potesse sussistere una psicologia come scienza e in modo analogo aveva assorbito l'economia politica nella sociologia, negando la possibilità di uno studio settoriale dei processi economici. Negli ultimi decenni dell'Ottocento, però, l'affermarsi del paradigma marginalistico fondava l'economia su un complesso di ipotesi, facendone non tanto una scienza empirica quanto una scienza ipotetico-deduttiva suscettibile di una trattzione di tipo matematico.
D'altra parte lo sviluppo di queste e di altre discipline poneva il problema della loro validità conoscitiva o, in termini kantiani, del loro fondamento.
Anche per la sociologia si presentava quindi l'esigienza di una «fondazione» quale scienza sociale specifica, come ua scienza della società accanto alle altre. Questo problema è affrontato soprattutto da:
Simmel nella sua Soziologie, (1908).
Nuova concezione della sociologia come scienza formale che si distingue dalle altre discipline in quanto studia i fenomeni sociali dal punto di vista non del contenuto m della forma.
Dal punto di vista del contenuto i fenomeni sociali sono o economici o politici o morali e via dicendo, mentre nella loro struttura formale - e soltanto come tali - diventano oggetto della sociologia.
La divisione del lavoro tra le scienze sociali è determinata dalla diversità del loro contenuto; sotto questo profilo non c'è spazio per una scienza generale della società, quale la sociologia intende essere. Ma una scienza generale della società è possibile se ad essa viene assegnato il compito di studiare non il contenuto, ma i «modi formali di atteggimento reciproco tra gli individui», cioè i rapporti di «sovra-ordinazione e subordinazione, concorrenza, imitazione, divisione del lavoro, formazione di partiti, rappresentanza, contemporaneità del raggruppamento all'interno e della chiusura verso l'esterno, nonchè innumerevoli aspetti simili», che si possono ritrovare nell'ambito economico come in quello politico e morale. Una scienza generale della società può essere soltanto una scienza formale.

La vecchia pretesa positivistica di una sociologia come scienza globale della società, oppure come scienza unitaria rispetto alla quale le varie scienze sociali sono soltanto «parti», è ormai definitivamente tramontata.
Tra il 1870 e i primi anni del secolo il panorama della sociologia registra quindi un mutamento sostanziale.
E proprio in Simmel, un autore formatosi tra positivismo e neocriticismo, si compie la rottura definitiva del rapporto di dipendenza da una concezione della storia che aveva contraddistinto l'esordio della sociologia sulla scena culturale europea nell'età della Restaurazione. In quei medesimi anni Weber avviava un'analisi metodologica delle scienze sociali fondata sulla dissoluzione della «storia universale», aprendo così la strada a un diverso rapporto tra sociologia e conoscenza storica. Si concludeva in tal modo la vicenda ottocentesca di una scienza che, sorta con la pretesa di dirigere la «riorganizzazione» della società, era poi pervenuta a rivendicare a sé il compito ben più modesto di studiarla da un punto di vista particolare: e si apriva un nuovo capitolo, quello novecentesco, della sua storia. Simmel e Weber rappresentano così i due aspetti, l'uno ancora legato al passato e l'altro rivolto al futuro, di questo processo.

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